
L’autunno racconta alla terra le foglie che ha prestato in estate.
-Georg Christoph Lichtenberg
L’altro giorno mi sono preparato per controllare le api. Dato che ho passato più tempo con loro quest’anno, hanno iniziato a piacermi davvero, ma ancor di più mi piace immaginarmi che potrei far parte del cerchio stretto degli apicoltori. Onestamente, vorrei solo esserne già parte. Mi affascina il romanticismo della loro pelle costellata di lividi, il loro certo stoicismo taciturno e la loro mistica comunione con gli insetti. Potremmo diventare psicoanalitici al riguardo, ma per ora limitiamoci al mio ammettere che sto affrontando l’interazione tra il mio amore per l’idea di essere un apicoltore e l’amore delle api stesse. Per quanto riguarda le api, ora riconosco differenze nei suoni che emettono quando sono infastidite o contente, posso individuare le regine meglio che mai prima e riconosco persino l’odore agrodolce dei loro feromoni di allarme quando sono disturbate.
Quindi in questo particolare giorno, all’inizio d’autunno, mi stavo preparando per controllare le loro scorte di cibo e i progressi del loro trattamento contro gli acari. È stata un’estate molto impegnativa perché ci siamo dati da fare a riprenderci (solo in parte) da tutto il lavoro perso in primavera, quindi non sono andato da loro tutte le volte che avrei voluto. Durante la quarantena, hanno lavorando duramente per produrre 100 chili di miele di acacia, limpido e molto dolce, ottenuto dai primi alberi che sono fioriti in primavera. Nello stesso periodo, Federica ed io abbiamo cercato di capire come muoverci. Da giugno fino alla fine di agosto, abbiamo entrambi lavorato duramente, le api a modo loro e noi in qualunque modo potessimo. Federica ha organizzato due campi estivi subito dopo la quarantena, a giugno e luglio, rispondendo all’ondata di richieste di esperienze outdoor per bambini dopo mesi passati in casa. Abbiamo svolto quasi tutte le attività all’aperto e adottato nuove misure per controllare la febbre, mantenere le distanze sociali ed indossare mascherine nelle situazioni a stretto contatto.
Il nostro primo campo estivo, condiviso con un’altra fattoria didattica locale, era rivolto ai bambini della nostra valle del Bidente. I bambini hanno sperimentato la vita della fattoria, sono andati a cavallo, hanno costruito un “cornhole”, gioco rurale americano (un grande successo!), e si sono goduti tanto anche la piscina. Poi abbiamo ospitato due settimane davvero intense di campo residenziale in collaborazione con l’Istituto per Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. Questo campo è stato veramente affascinante, poiché ragazzini di tutta la regione, con vari gradi di visione, hanno esplorato la fattoria, fatto laboratori con noi e ci hanno insegnato molte cose sulla loro realtà. Con questi adolescenti abbiamo realizzato candele di cera e parlato delle api, e ho riflettuto su quanto le api stesse comunichino tra loro nell’oscurità dell’alveare, usando il movimento dei loro corpi. Mentre quel campo volgeva al termine, siamo stati inondati di richieste da parte di italiani che volevano soggiornare durante le loro vacanze o fare volontariato o semplicemente saperne di più sul nostro progetto.
Ormai eravamo esausti, e Federica ha anche contratto il morbo di Lyme da una puntura di zecca, il che l’ha ulteriormente debilitata. Mi dispiace dover dire che in questo periodo si è anche conclusa la nostra collaborazione con Cambio di Marea. La quarantena ed i cambiamenti all’interno del loro gruppo hanno avuto un grande impatto su tutti noi, ma è diventato chiaro in questo periodo che erano concentrati su idee e progetti esterni piuttosto che una collaborazione pratica qui con noi. È stato doloroso passare così tanto tempo a lavorare per risolvere le differenze e trovare soluzioni condivise quando invece ci siamo resi conto che cercavano qualcos’altro e che facevano fatica ad ammetterlo sia a se stessi che a noi.
Rifletto su come le api crescono naturalmente e nutrono periodicamente nuove regine per dividere le loro famiglie e consentire agli sciami di staccarsi e formare nuove colonie altrove. Dubito che provino dolore per questo ciclo naturale di flusso e riflusso, anche se un alveare appena diviso non produrrà tanto miele mentre si adatta alla transizione. Comunque a fine estate abbiamo raccolto altri 80 chili di miele (anche da due nuove famiglie che avevo catturato come sciami in primavera), Beatrice e Stefano hanno spostato la loro casetta e Federica ed io abbiamo fatto il punto riguardo la nostra situazione. Maurizio, ex gestore di un agriturismo, e Luca, ex coinquilino della Casa della Pace, si erano uniti a noi durante l’estate come volontari e ora ci stiamo ricostituendo con il loro aiuto e partecipazione.
Quando finalmente ho trovato un momento per visitare le api mentre i nostri bambini tornavano a scuola ed i turisti tornavano a casa, le ho trovate agitate e sulla difensiva. Le mie insicurezze personali e le mie preoccupazioni per il nostro futuro turbinavano intorno a me mentre le api sferzavano contro la mia maschera ed i guanti in difesa delle loro case. “Non sto cercando di ferirti!” Ho provato a dire, ma in effetti la separazione tra il mio corpo e la mia mente in questo momento mette a nudo la fragilità delle mie intenzioni. Le api non sopportano la mancanza di sincerità. L’aumento delle temperature, gli acari invasivi, persino il modo in cui le abbiamo costrette a vivere in scatole quadrate vicino al suolo sono tutti stress che non le uccidono a titolo definitivo ma le spingono a vivere fuori dalle loro zone di comfort. Dato che anche io vivo lontano dalla mia zona di comfort, come posso rimanere fedele alla mia natura?
In tutto il mondo, penso che tutti noi ci siamo resi conto ad un certo punto che ci aspettano grandi cambiamenti con il cambiamento climatico, le rivelazioni dei sistemi politici e la nostra sempre più manifesta interconnessione globale. Questa grande svolta, come la chiama Joanna Macy, non sarà sempre facile o lineare e credo che dobbiamo essere fedeli alla nostra natura più profonda mentre la affrontiamo insieme. Abbiamo dovuto diventare molto più onesti, più rapidamente di quanto ci aspettassimo in questi ultimi mesi. Devo ammettere che ho ancora molto da fare nel mio percorso di iniziazione di apicoltore, ma ogni volta che visito gli alveari sono stimolato ad attingere alla pazienza, all’umiltà e alla disciplina di cui so di aver bisogno per adattarmi e crescere.